Dipendenti pubblici vessati? C’è una speranza. Ecco la storia di Mc. Vigile urbano di Roma, per tre anni vittima di mobbing. Assunto nel 1971 e con un curriculum limpido e cristallino. Poi il buio tra trasferimenti che somigliano a deportazioni, sino a quando M.C. intenta una causa contro il Comune di Roma per mobbing. Ora l’ha vinta: il giudice del lavoro Lavinia Buconi ha condannato il Comune a risarcire l’agente con un indennizzo pari a tutte le retribuzioni dal 2005 al 2008, oltre ad un danno biologico di circa 10 mila euro e al pagamento delle spese legali.
La storia di questo agente somiglia ad un’odissea. Dopo aver collezionato 10 diplomi di benemerenza, 25 encomi e 16 compiacimenti e, addirittura, una speciale parola di lode Mc, nel racconto dell’associazione della polizia locale romana Arvu, “riceve una richiesta ma non si fa intimidire”. Insomma, una di quelle indicazioni dei superiori che nessun dipendente pubblico vorrebbe ricevere. Qualche giorno dopo “il gran rifiuto”, arriva la prima lettera di trasferimento alla quale si oppone e allora il provvedimento diventa d’ufficio e il vigili encomiato viene sbattuto al Gruppo Sportivo. Il seguito è un rimpallo tra una sede e l’altra sino a quando finisce al Comando di via della Consolazione: senza ufficio, senza armadietto. Praticamente dimenticato non però dal comandante che, dopo qualche giorno, gli ripropone l’ennesima domanda di trasferimento. Da qui la causa e ora la condanna.
Ma Mc e l’Arvu non sono ancora soddisfatti. Dopo l’indennizzo presenteranno denuncia alla Corte dei Conti perché chiami i responsabili dei fatti a risarcire il Comune di Roma. L’odissea continua, stavolta col sorriso.
Fonte: Affari Italiani