Carmine Misseri potrebbe non aver detto tutta la verità alla moglie Lucia Pichierri sul suo presunto coinvolgimento nell’omicidio di Sarah Scazzi. Il fratello di Michele Misseri, arrestato mercoledì scorso assieme al nipote Mimino Cosma, con l’accusa di concorso nella soppressione del cadavere della 15enne di Avetrana, alcune volte si è sfogato mentre si trovava in macchina da solo e i suoi sfoghi sono stati captati dalla cimice che i carabinieri avevano piazzato nella sua autovettura.
È domenica 7 novembre, il giorno dopo il sopralluogo di Michele Misseri in contrada Mosca, sulla cisterna dove è stato gettato il cadavere di Sarah, quando Carmine parlando tra sè e sè in auto dice: «Dove cazzo vogliono andare vanno….che cazzo me ne fotte a me? Che prima….ma adesso…che cazzo vogliono fare fanno…. ».
Due ore dopo riparla da solo: «Ah, adesso sto dicendo…ma che cazzo me ne fotte a me?»
Il giorno dopo, alle 6 di mattina, parla nuovamente da solo, dicendo frasi che secondo gli inquirenti denotano chiaramente un pensiero fisso e ossessionante: «Cazzi suoi per me là va…che devo fare di più….già a vederla così prima…»
Per il procuratore aggiunto Pietro Argentino e il sostituto Mariano Buccoliero non ci sono dubbi, quella frase è agghiacciante e indica la presenza di un’altra persona che aveva raggiunto il luogo dove si trovava il cadavere di Sarah prima dell’occultamento e che lui, non poteva fare di più per aiutare gli altri considerato che già la vista di quel cadavere gli era stata devastante e dunque null’altro poteva pretendersi da Carmine Misseri oltre al silenzio.
Alla vigilia del 19 novembre, giorno dell’incidente probatorio di Michele Misseri, Carmine e Lucia discutono di quanto può emergere da quell’atto processuale.
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