Strano, inquietante e cupo. È il rumore che circonda da più giorni ormai il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, classe 1947, di undici anni più giovane del presidente del Consiglio. Nonostante la tregua dolomitica della cena degli ossi, ieri il fuoco amico ha colpito ancora. A partire dal Giornale of course. Il quotidiano di Paolo Berlusconi che vanta due direttori, quello responsabile Alessandro Sallusti e quello «ombra» Daniela Santanché (Prestigiacomo dixit), non intende mollare la preda: «Tremonti insiste per andare a votare». Obiettivo: Palazzo Chigi.
Sul Tempo, invece, Mario Sechi individua con malizia uno dei punti deboli del divo Giulio della Seconda Repubblica: «Tremonti è un punto di riferimento del centrodestra, ma non è mai stato testato elettoralmente. Nessuno, nemmeno lui, sa quanto può valere dentro l’urna». Insomma, messaggi e consigli allusivi della stampa di centrodestra continuano inarrestabili e il risultato è che alla fine a correre in difesa del superministro è la Padania leghista: «Giulio-Gianfranco, il paragone più assurdo».
La sensazione, come riferisce una fonte informata, è che siamo di fronte alla «terza guerra del premier» contro i poteri più o meno forti che hanno tentato di logorarlo nell’ultimo biennio, a partire dall’estate del 2008, quella delle intercettazioni hard con tre ministre. Nella prima fase, la più lunga, e culminata con i sexgate di Noemi Letizia e Patrizia D’Addario, tutte le manovre avrebbero avuto al centro Gianni Letta, la cosidetta “Ditta”, con alcune e potenti diramazioni romane, oggi in rotta coi falchi del Pdl. Berlusconi però ha resistito e nel frattempo Letta è stato azzoppato, almeno a livello d’immagine, dalle inchieste sulla cricca (la Protezione Civile come cassa fuori dal controllo di Tremonti) e la resa girerebbe anche attorno alle mai uscite intercettazioni dell’attivissimo sottosegretario della presidenza del Consiglio (Repubblica fece un titolo d’apertura e poi nulla più). Di conseguenza, oggi Letta è di nuovo nel quadrilatero che per vari osservatori autorevoli si giocherà la doppia partita Quirinale-Palazzo Chigi da qui al 2013: lui, Casini, Alfano e Berlusconi, ovviamente.
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