Un ricercatore dell’Università del New Mexico è riuscito a decifrare il sistema di sorveglianza del governo cinese incluso in Skype. Si tratta di una lista completa di termini (qualche migliaio), che, se utilizzati all’interno delle chat, innescano automaticamente il controllo da parte del governo di Pechino.
In pratica Skype invia una copia del messaggio ai propri server, insieme al nome utente del mittente, la data e l’ora della conversazione. Tra le parole che balzano all’occhio ci sono “Medici senza Frontiere”, “Amnesty International”, “Tienanmen” e “BBC News”. In ogni caso la lista, contenuta in Skype, si arricchisce ogni giorno di nuovi termini giorno dopo giorno, in modo che il governo cinese tenga sempre sotto controllo i temi più caldi.
In realtà si tratta di TOM-Skype, una versione modificata di Skype diversa da quella usata nella maggior parte del mondo. Il “TOM” aggiunto davanti al nome della chat rappresenta un operatore mobile di Hong Kong a cui Microsoft ha concesso, in maniera discutibile, di modificare il programma. In tutta risposta l’azienda di Redmond ha dichiarato che “TOM Online ha stabilito le procedure necessarie conformi agli obblighi stabiliti dalle leggi locali” riconoscendo solo in seguito la propria responsabilità e promettendo di aumentare la trasparenza del servizio.
Come è chiaro, TOM-Skype non si limita ad inviare informazioni relative ai propri utilizzatori, ma anche quelle di tutti coloro che entrano in contatto attraverso il servizio. Chiunque potrebbe già essere su server cinesi, attentamente controllato dal governo di Pechino. Al momento pare che ne resterebbero fuori le conversazioni a voce. In ogni caso non si può dire di essere al sicuro.
Basti pensare che gli strumenti di controllo sono utilizzati quotidianamente da individui comuni. A casa, a lavoro, per strada sono numerosissime le persone che scelgono di tutelarsi attraverso dispositivi come micro camere, micro registratori e strumenti di controllo per il pc che consentono di monitorare tutte le attività di un computer.
Diverse organizzazioni hanno chiesto a Microsoft, come ad altri colossi, la pubblicazione regolare di un “Transparency Report”, un documento che fornisca una visione completa della gestione dei dati e delle conversazioni e possa far chiarezza sulle ipotesi di spionaggio e censura. Al momento non c’è stata nessuna risposta da parte dell’azienda.