Quando il detto dice che “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi” è probabile che non si sbagli. Un 17enne di Manduria, in provincia di Taranto, ha pensato bene di intrufolarsi in un’abitazione di San Pietro in Bevagna (Ta) e di svaligiarla, portando via con sé diversi apparecchi tecnologici, tra cui tre telefonini, due computer portatili ed un tablet. Fin qui niente di strano e di curioso, se non fosse che proprio la refurtiva ha permesso di arrivare al ladro, che probabilmente non aveva tenuto in conto il fatto che certi dispositivi siano dotati di localizzatore satellitare, che, in men che non si dica, permettono a chi li sta cercando di geolocalizzarli e di raggiungerli.
E così è stato: quando la Polizia è giunta nell’abitazione di Maruggio (Ta) in cui si trovava, il giovane prima ha cercato di disfarsi del borsone in cui aveva nascosto la refurtiva, lanciandolo sul terrazzo dei vicini, poi ha anche opposto resistenza all’arresto, ma invano, in quanto è stato preso e portato in un centro di prima accoglienza. La refurtiva, ovviamente, è stata trovata e riconsegnata ai legittimi proprietari.
Un caso davvero curioso, ma che offre svariati spunti di riflessione per quanto riguarda la salvaguardia e la sorveglianza dei propri beni, mostrando come un dispositivo GPS possa rivelarsi uno strumento efficace per ritrovare i propri averi qualora questi venissero rubati. Non solo apparecchi tecnologici, ma anche oggetti di altra natura. Basti pensare ai veicoli, per esempio, di cui in questi tempi di crisi si registrano diversi furti.
Se poi si pensa che questi strumenti di localizzazione si fanno sempre più piccoli e integrati con altri dispositivi, come le microspie, si intuisce come siano altamente versatili e utilizzabili in diversi ambiti per scopi di difesa personale e di sorveglianza di beni e persone care.