Poliziotti arrestati per violenza sessuale: è un micro registratore ad inchiodarli

Poliziotti arrestati per violenza sessuale: è un micro registratore ad inchiodarli

Registrazioni shock quelle che incastrano due poliziotti, accusati di violenza sessuale nei confronti di una ragazza cubana di 27 anni agli arresti domiciliari per sfruttamento della prostituzione e gestione di un locale privato. «Mi piace violentarti», e poi, «Sandrì io la vojo violentà!». E’ l’assistente capo della Polizia di Stato, Sandro Contardo che parla, mentre la sua voce viene catturata da un registratore nascosto sotto al letto della donna di cui sta abusando, insieme al collega Alessandro Stronati. Sono quei minuti di registrazione ad inchiodare i due agenti.

La giovane, ha poi consegnato il file agli investigatori. I tabulati telefonici hanno dato conferma dei contatti fra i due agenti, ai quali sono stati concessi i domiciliari, e la ragazza. La stessa ha spiegato agli inquirenti i motivi che l’hanno spinta a procurarsi un micro registratore: sentiva di essere in pericolo. Il 2 giugno, la notte in cui avrebbero approfittato di lei, non era la prima volta che i poliziotti le facevano visita anche quando non erano incaricati di controllarla. Sapevano dove abitava, perché lo scorso anno avevano eseguito alcuni controlli nel locale in cui la ragazza gestiva con il marito.

Si erano già presentati a casa sua 20 giorni prima dell’abuso, come ha riferito la detenuta in sede di denuncia: «hanno scherzato e hanno iniziato a farmi battute a sfondo sessuale». Il 2 giugno i poliziotti avevano bussato alla sua porta alle 21.15, si erano trattenuti pochi minuti, per poi tornare dopo mezzanotte. La ragazza, prima di farli entrare, aveva azionato il micro registratore, nascosto in uno stivale posizionato sotto al letto. Dalla registrazione, si sente la voce di Contardo che chiama Stronati: «Ti muovi! Do stai tu? Muoviti che stiamo qua!».

I poliziotti hanno ammesso di aver consumato un rapporto sessuale con la detenuta. «E’ stato un attimo di scelleratezza», aveva detto Stronati, «una stupidaggine», aveva ribadito Contardo. Prima di andarsene, i poliziotti le avevano detto di tenere la bocca chiusa. In cambio del silenzio, Contardo, forse scherzando, mentre si parlava della speranza di ottenere l’obbligo di firma, disse alla cubana: «Non ti preoccupare, ci mettiamo noi una buona parola».

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