Per un luddista della tecnologia come me è stata una lieta sorpresa scoprire che la rivoluzione che sta cambiando il volto del Medioriente e molto più in là (Iran, si spera) sia in gran parte dovuta all’uso massiccio dei social network che hanno aggirato le varie censure di Stato. La figura degli hacktivists (hacker activist) è alla base di tutto: ragazzi che da tutto il mondo portano avanti la loro lotta cybernetica contro i regimi dei rais.
Grazie a loro i ragazzi di Tunisi e de Il Cairo sono riusciti ad organizzare una protesta che è poi tracimanta, un’onda inarrestabile che ha portato nelle strade milioni di persone.
Realisti che diffidano dai trionfalismi per un golpe militare a parte, i protagonisti di questa vera rivoluzione tecnologica sono giovani istruiti (i Bartali di oggi, soprattutto se dopo aver usato il computer sono poi scesi in piazza) e non pericolosi radicalisti islamici.
Ecco, chi voleva esportare la democrazia a colpi di cannone e bombardamenti aerei, forse questa volta avrà compreso qualcosa. Si potevano risparmiare miliardi di dollari e centinaia di migliaia di vite umane se al posto di carri armati e bombe aeree si fossero comprati computer e collegamenti internet.
Fonte: L’Unita’ Blog