Berlusconi lo definì ”il più grande scandalo della Repubblica”
“Assolto perché il fatto non sussiste”. Gioacchino Genchi, ex vicequestore della Polizia di Stato, additato come il più grande spione d’Italia, il 13 aprile scorso è stato assolto dal giudice per l’udienza preliminare di Roma, Marina Finiti, dall’accusa di avere eseguito numerosi accessi abusivi al sistema informatico Siatel, l’anagrafe dei tributi locali dell’Agenzia delle entrate. Nell’ambito di questo processo, però, all’ex consulente era stato sequestrato l’intero archivio, con informazioni delicate legate – tra gli altri – alla strage di Capaci di cui Genchi si occupò. Alla base del procedimento a carico dell’ ex poliziotto, il rapporto del direttore dell’Agenzia, Stefano Crociata e gli accertamenti effettuati dal ROS dei Carabinieri, diretto dal Colonnello Pasquale Angelosanto.
Abusive erano state considerate anche le interrogazioni sul conto del maresciallo del Ros, Giorgio Riolo, arrestato e poi condannato nell’ambito dell’inchiesta sulle cosiddette “talpe” alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo e quella su Maddalena Carollo, intestataria della scheda Gsm ”coperta” fornita all’allora presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro, da Francesco Campanella, oggi collaboratore di giustizia. Dall’incrocio di queste verifiche era poi partita l’indagine sulle “talpe” di Palermo. Al termine dell’udienza il gup Marina Finiti ha assolto l’exvice questore ”perché il fatto non sussiste”.
“Dopo le anticipazioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi – ha commentato Genchi dopo l’assoluzione – che mi aveva definito il ‘piu’ grande scandalo della Repubblica‘, il caso Genchi serviva solo a bloccare la mia collaborazione con l’autorità giudiziaria nelle piu’ importanti inchieste che si stavano facendo in Italia”.
Fonte: Diritto di Critica