Assange, estradizione del missionario

Assange, estradizione del missionario

S’è tenuta venerdì 11 febbraio a Belmarsh, Londra, l’udienza di estradizione a carico di Julian Assange per l’accusa di stupro e molestie nei confronti di due attiviste svedesi. “Ciò che comunemente s’intende per posizione del missionario” dice Geoffrey Robertson, l’avvocato di Assange, delle accuse di molestia sessuale indirizzate al cliente da una delle due donne. La tesi della difesa è che i comportamenti in oggetto alla richiesta d’estradizione non sarebbero neppure reato nel Regno Unito. “Gli incontri sessuali hanno i loro alti e bassi, le loro particolari dinamiche”, sostiene Robertson, “e talvolta cio che dapprima è sgradevole, può poi diventare intensamente desiderato. Queste complesse interazioni umane non sono un crimine, in questo paese.”

La seconda donna dice d’esser stata costretta a far sesso mentre dormiva, il che comporrebbe la seconda accusa. Assange nega con fermezza e sostiene che simili comportamenti sono reato solamente in Svezia, sottolineando inoltre le aggressive dichiarazioni fatte da Reinfeldt, primo ministro svedese, nei suoi confronti. Montgomery, in vece del procuratore svedese, suggerisce al contrario che “se penetri una donna dormiente, è evidente che lei non ha dato esplicito consenso”. In ogni caso il fondatore di Wikileaks, che, tra l’altro, racconta che proprio Montgomery in passato ha rappresentato Augusto Pinochet in un’udienza di estradizione, sostiene di non aver avuto la piena possibilità di raccontare la sua versione della storia. Le parti ricompariranno davanti alla corte il 24 febbraio quando il giudice Howard Riddle deciderà dell’estradizione del giornalista.

Fonte: Net1 News

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