Strage di Erba, spuntano alcune intercettazioni «fantasma» sul superteste

Strage di Erba, spuntano alcune intercettazioni «fantasma» sul superteste

Il settimanale «Oggi» rivela che lo psichiatra che aveva in cura il sopravvissuto alla mattanza disse: «La sua memoria poteva essere falsata». Il giallo di un incontro non registrato dalle microspie tra il superstite ei carabinieri alla vigilia del riconoscimento di Olindo come colpevole

a parola fine sulla strage di Erba sembra non dover arrivare mai. In attesa della sentenza della Cassazione sulla condanna all’ergastolo per Olindo Romano e Rosa Bazzi, prevista per il prossimo 3 maggio, continuano a sbucare altri pezzi mancanti, per un puzzle che ormai è sempre più difficile ricomporre. Sul settimanale «Oggi» Edoardo Montolli, (autore di «Il grande abbaglio» e «L’enigma di Erba», e di recente del libro-inchiesta multimediale sulla strage pubblicato su www.oggi.it) ha «scoperto» alcune intercettazioni – stranamente considerate «non utili» dai carabinieri – fatte nella stanza d’ospedale di Mario Frigerio, il supertestimone che riconobbe in Olindo il suo aggressore dopo aver prima identificato un aggressore con «la carnagione olivastra, mai visto prima».
«Mancano i suoi ricordi, il suo cervello piano piano ricorderà». Sono queste le parole dell’avvocato Manuel Gabrielli rivolge al suo assistito Frigerio il 26 dicembre 2006. È un momento chiave, visto che solo una manciata di minuti prima il superstite della strage di Erba aveva riconosciuto il suo aggressore in Olindo Romano, davanti ai pm. «In particolare – scrive Montolli sul numero in edicola mercoledì – il legale tentò di tranquillizzare il suo assistito dicendogli “vedrà che le cose si sistemano” e chiedendogli: «Ma pian piano si stan schiarendo i suoi ricordi oppure?…». E al filo di voce del teste, Gabrielli, che forse ignorava il riconoscimento di Frigerio di qualche minuto prima ma a cui evidentemente Frigerio non disse di aver fatto il nome di Olindo, rispose che il dottore, magari, «può aiutare… di sviluppare un po’ i ricordi».
Intercettazioni e mezze ammissioni che gettano una luce sinistra sulla genuinità di quel riconoscimento. Perché, scrive ancora Montolli, «quando il testimone è con i carabinieri o con i pm dice di ricordare, quando è con il suo avvocato no». Perché? È la terza intercettazione, dopo le due respinte in appello del 22 e del 24 dicembre, in cui Frigerio, dopo aver sentito il nome di Olindo da parte del maresciallo Gallorini, fa capire, quando non è di fronte ai carabinieri o ai magistrati, di non ricordare ciò che accadde. «uesta volta, però, l’assenza di ricordi si evidenzia addirittura il 26 mattina, dopo aver riconosciuto Olindo davanti ai pm». Strano.

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