“Ho ucciso io Dirk Hamer”. Vittorio Emanuele di Savoia nel 2006 confessò l’omicidio ai suoi compagni di cella, ignaro di essere intercettato e ripreso da una microcamera nascosta. Ora il filmato è arrivato nelle mani del Fatto Quotidiano. Dopo 33 anni Vittorio Emanuele ha raccontato di aver sparato ad Hamer col suo fucile nella notte sull’isola di Cavallo, in Corsica. Nel video il principe si vanta dell’omicidio e di essere riuscito a farla franca nel processo-farsa in Francia. Ecco come andò. Vittorio Emanuele è a Potenza nella cella dov’è detenuto per l’inchiesta su Vallettopoli. Commenta le notizie del telegiornale – che parlano di lui – con i suoi compagni di prigione. I coindagati Rocco Migliardi, Gian Nicolino Narducci e Ugo Bonazza, reclusi con lui, lo incitano: “Lei è già fuori!”. L’”erede al trono” cede alla tentazione dell’autocompiacimento, non è la prima volta che se la cava con poco: “Nel mio processo a Parigi…”.
Nel filmato Vittorio Emanuele rievoca la notte tra il 17 e il 18 agosto 1978: un ragazzo tedesco di 19 anni, Dirk Hamer, viene raggiunto da due colpi di fucile alla gamba destra. Muore dopo 111 giorni, 19 operazioni e l’amputazione dell’arto. L’unico imputato è Vittorio Emanuele, che nega ogni responsabilità. Alla fine la giuria francese lo dichiara innocente, dopo un processo durato solo tre giorni. Quando nel 2006 i giornali pubblicano stralci dell’intercettazione ambientale in cui si vanta di aver “fregato” i giudici francesi e ricostruisce la traiettoria delle sue fucilate, Vittorio Emanuele convoca una conferenza stampa. Accompagnato dai legali e dal figlio Emanuele Filiberto, sminuisce le sue esternazioni su Dirk Hamer e dice che sono state falsificate: “Due tribunali francesi si sono pronunciati prosciogliendomi da ogni responsabilità. Lo hanno fatto perché ci sono prove chiare. La pallottola che ha colpito il ragazzo non poteva essere del mio fucile. Qualcuno ha sparato con una pistola a quel povero ragazzo, ecco la verità”. Dichiarazioni che ora vengono smentite dalle parole che lui stesso ha pronunciato in carcere: “Io ho sparato un colpo così e un colpo in giù, ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui e ha preso la gamba sua, che era (non si capisce, ndr) steso, passando attraverso la carlinga”. Spiega il tipo di proiettile: “Pallottola trenta zero tre”. L’ammissione continua così: “Devo dire che li ho fregati… Il Procuratore aveva chiesto 5 anni e 6 mesi. Ero sicuro di vincere. Ero più che sicuro”. Infatti “mi hanno dato sei mesi con la condizionale: sei mesi, c’era un’amnistia, non l’hanno neanche scritto! Sono uscito!”, e scoppia a ridere. Nel 2006 Birgit Hamer, la sorella di Dirk, legge queste intercettazioni ambientali sui giornali. “Se fossero autentiche e testuali metterebbero – spiega lei – la parola fine su questa storia: sarebbe impossibile negare che, a prescindere dalle sentenze, Savoia sia il vero e unico responsabile della morte di mio fratello”.
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