Viktor Bout, il 43enne “imprenditore” russo noto come “il mercante di morte” per la sua (per ora presunta) attività di venditore di armi a stati e gruppi non governativi, è da ieri in un carcere di New York, dopo esser stato estradato negli Usa dalla Thailandia. La vicenda non ha destato molto rumore nel mondo ma sta producendo una grandissima agitazione a Mosca, dove evidentemente si temono sviluppi molto sgradevoli legati a quel che Bout, ormai senza niente da perdere, potrebbe raccontare agli inquirenti e soprattutto ai servizi segreti americani. Non per niente il ministero degli esteri russo ha violentemente protestato con il governo thailandese definendo l’estradizione di Bout “completamente priva di basi e illegale”, mentre nella Duma di Stato è esploso un dibattito con aperte minacce di ritorsioni nei confronti di Bangkok. La notizia, comunque, ha dominato tutte le prime pagine dei media russi: anche perché, da un certo punto di vista, rappresenta un nuovo brutto colpo per i servizi segreti di Mosca, già esposti al di là del tollerabile con la vicenda della “talpa” che ha venduto agli americani un’intera rete di agenti operativi negli Stati Uniti.
Bout era in carcere a Bangkok dal marzo 2008, e durante tutto questo tempo si è svolta una frenetica battaglia legale a tre fra i governi russo, thailandese e statunitense. Gli americani – che pretendono di processare l’uomo come fornitore di armi alla guerriglia colombiana delle FARC – avevano arrestato Bout in Thailandia tentando di portarselo via subito, ma hanno dovuto aspettare due anni e mezzo, durante i quali hanno esercitato pressioni fortissime sul governo di Bangkok per ottenere il loro bottino; i russi da parte loro – che sostengono essere Bout innocente e la sua detenzione illegale – avevano ottenuto dei successi sul terreno legale: per due volte la giustizia thailandese aveva respinto le richieste di estradizione avanzate da Washington, ma alla fine sono stati “bruciati” da un’ultima estrema pressione americana sul governo, che ha provocato la rottura delle procedure legali e la subitanea consegna di Bout, senza alcun preavviso dato alla famiglia o all’ambasciata.
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