“Se quei sei si comportano bene la prossima volta vanno a Roma”

“Se quei sei si comportano bene la prossima volta vanno a Roma”

Le manovre per le elezioni regionali della primavera di quest’anno. Le parole ai suoi del boss Pelle. Le microspie registrano gli incontri in una casa di Bovalino, nella Locride

REGGIO CALABRIA – A casa Pelle vanno in scena le “primarie” del centrodestra di Reggio. Pelle Giuseppe da San Luca, boss della ‘ndrangheta, sorvegliato speciale con obbligo di firma. A casa Pelle, si decide chi sale e chi scende dalla giostra della politica calabrese.

Davanti al suo “domicilio coatto” c’è sempre la fila. Ogni volta che si va a votare, quelli sono là con il cappello in mano. “Loro hanno bisogno di noi”, ricorda un mafioso al suo capo. E loro, quei candidati, si presentano in massa. Il boss li riceve a corte. Le elezioni sono quelle del Consiglio regionale della primavera di questo 2010, si traffica su appalti e trasferimenti di detenuti al 41 bis, però quello che i candidati veramente vogliono è raggiungere “un accordo” a vita con chi comanda. Sfilano e s’inchinano molti di quelli che corrono nella lista “per Scopelliti Presidente”, il governatore voluto da Berlusconi, “l’uomo giusto per la Calabria”, l’ex sindaco “più amato dagli italiani” che con oltre il 70 per cento dei consensi nella provincia di Reggio ha seppellito il centro sinistra. Sono amministratori comunali, avvocati, imprenditori. E medici come Santi Zappalà, sindaco di Bagnara, il più fortunato, il prescelto dai Pelle di San Luca.

Telecamere e microspie riprendono gli incontri alla vigilia del 28 marzo in una casa di via Borrello numero 20, a Bovalino nella Locride. Le selezioni sono cominciate, i boss ascoltano i pretendenti, dubbiosi si consultano fra loro. Si rammarica Giuseppe Pelle: “Questi voti si disperdono tutti”. E spiega: “La nostra politica è sbagliata, dobbiamo raccogliere tutto quello che abbiamo così vanno già in 6 al Consiglio regionale… e se si comportano bene la prossima volta quei 6 vanno a Roma e vanno altri 6 al posto di quelli, in questa maniera si può andare avanti sempre”. L’interesse dei boss cade su Santi Zappalà, uno che ha consegnato al prefetto la sua fascia tricolore di sindaco “perché Bagnara è diventata terra di conquista da parte di criminali, ladri e assassini”, uno che – anche lui – ha come slogan per la sua campagna elettorale “la politica del fare”. Chi è Zappalà? Un rispettabilissimo fisiatra. Uno che – secondo i carabinieri – non chiede semplicemente l’appoggio della ‘ndrangheta “ma è conosciuto dai massimi esponenti dell’organizzazione”.

È il 27 febbraio, esattamente un mese prima del voto. E il sindaco di Bagnara arriva a Bovalino accompagnato da amici, uno è l’imprenditore Giuseppe Mesiani. Non perde tempo e non si spreca in giri di parole il dottore Zappalà, appena entra nella casa dice: “Vediamo se possiamo trovare un accordo”. Gli risponde Pelle: “Da parte nostra ci sarà il massimo impegno”. Parola mantenuta: i voti per Zappalà saranno 11.058. Alla conta, il fisiatra è il primo degli eletti nella provincia di Reggio. Nella casa di Bovalino si parla anche “di lavori per gli amici”. E Mesiani, che è imprenditore edile, si sente in dovere di intervenire: “Quando sposo una causa io e gli amici miei diamo il massimo, nello stesso tempo poi non che dico che pretendiamo ma…”.

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