La maxi-inchiesta a Trenitalia, condotta dalla squadra mobile di Firenze e dalla Polizia Ferroviaria, ha portato ha portato alla luce un presunto maxi-scandalo fatto di appalti pilotati. Quarantadue gli indagati, decine e decine gli arresti e le perquisizioni. Imprenditori e funzionari di Trenitalia, ma anche titolari di aziende e persone impegnate nell’amministrazione pubblica, avrebbero secondo l’accusa, collaborato per pilotare vari appalti targati Trenitalia.
La fuga di informazioni riservate alla base dell’inchiesta. In cambio, denaro, favori personali e beni materiali. La stessa accusa ha descritto il sistema secondo il quale i vantaggi venivano suddivisi.
Sembra che venissero svolte delle “gare interne” per stabilire in anticipo chi avrebbe dovuto aggiudicarsi l’appalto. Alla fine dell’anno, grazie alle informazioni fornite dai funzionari di Trenitalia, ognuno degli imprenditori aderenti al gruppo, definito “Fratellanza”, doveva aver avuto accesso alla sua parte di appalti, in modo che tutti ne ricavassero uguale profitto.
Tra gli arrestati anche due impiegati alla direzione Audit, l’organo di Trenitalia preposto alla vigilanza interna. Circa venti gli appalti truccati che riguardano principalmente la fornitura di accessori per la manutenzione dei treni (batterie, schede elettriche per la riparazione dei convertitori, bobine per motori elettrici) . Come ha precisato il pm Giuseppe Bianco “non c’era alcun interesse per la qualità del servizio fornito”.
Al vertice del complotto tre funzionari delle Ferrovie: Tiberio Casali, Graziano Fantoni, Giovanni Mugnai. Questi svolgevano un’intensa e costante attività di informatori, facendo filtrare e pervenire agli imprenditori dati e notizie riservate sugli estremi delle gare, sulle condizioni tecniche che l’ente intendeva applicare e sulle condizioni di prezzo.
E’ stato possibile ricostruire la vicenda grazie alle microcamere e ai microregistratori utilizzati dagli investigatori nel corso delle indagini. Sono stati passati al vaglio numerosi incontri in bar e ristoranti. Tra i filmati spicca uno in cui il Mugnai chiede ad un imprenditore quale tipo di gare preferisce ed intasca una busta che, dichiarano gli inquirenti, “sicuramente conteneva denaro”. Ma ci sono anche scene di shopping dello stesso con il titolare di un’azienda per un totale di circa 800 euro tra lavatrice, fotocamera e accessori per videogiochi. Tra le spese pazze non sono mancati strumenti hi-tech, viaggi e buoni benzina.
Tra i reati contestati: associazione per delinquere, corruzione, turbata libertà degli incanti, abuso di ufficio e accesso abusivo alle banche dati riservate di Trenitalia.