L’Italia rischia lo spionaggio cinese, chiamate Maroni

L’Italia rischia lo spionaggio cinese, chiamate Maroni

Huawei Technologies e ZTE possono collaborare con le telco italiane ma non quelle statunitensi per il rischio spionaggio. Lo sviluppo della nostra rete in fibra e mobile è nelle loro mani; che cosa ne pensa Palazzo Chigi?

Telecom, Tiscali, Vodafone e altri operatori italiani hanno scelto da tempo Huawei Technologies e ZTE per lo sviluppo delle reti in fibra e mobili, ma qualcuno si è posto il problema del rischio spionaggio? La domanda è lecita soprattutto se si considera che il Governo statunitense si è opposto ad accordi tecnologici analoghi che avrebbero dovuto favorire la locale Sprint Nextel. Senza contare i primi timori espressi nell’agosto scorso dall’India.

Stando a quanto riporta il Wall Street Journal il terzo operatore mobile statunitense è stato costretto a non accettare la collaborazione cinese per modernizzare la sua rete. Com’è risaputo Huawei vanta “legami profondi con le forze armate cinesi, che dell’azienda sono clienti, sostenitori politici e partner nella ricerca”, si legge nel rapporto dell’istituto indipendente Rand Corporation.

Insomma alcuni deputati e senatori di Washington hanno paura che la Cina possa infiltrarsi nel sistema di comunicazione statunitense. Lo stesso Segretario per il Commercio, Gary Locke, avrebbe chiamato l’amministratore delegato di Sprint, Dan Hesse, per sincerarsi della trattativa. Secondo il Wall Street Journal non vi sarebbero state pressioni dirette da parte di Locke, ma è anche vero che la “moral suasion” a volte può mostrarsi sotto spoglie di ogni genere.

Sprint, Huawei e ZTE non hanno ancora commentato ufficialmente la vicenda, ma a questo punto sarebbe il caso che si interessasse anche il Governo Italiano. Che genere di accordo hanno stipulato i nostri operatori con le suddette aziende?

Mentre in Italia la questione Wi-Fi pubblico sembra essere giunta solo adesso a una svolta (Maroni, Wi-Fi libero e carta d’identità elettronica), nessuno si è preoccupato per rischi sicurezza ben più gravi.
Telecom Italia con il Network Innovation Center (NIC), Vodafone e Tiscali (Banda larga italiana con hardware cinese), nonché Wind (Wind e Huawei insieme per HSPA+, LTE e fibra) hanno tutte stabilito solidi legami con i cinesi. Se non fosse ancora chiaro, lo sviluppo delle nostre reti di comunicazione è sotto l’ombra di Pechino.

Se è vero che si vocifera da tempo anche della disponibilità della Banche di Pechino a prestare 102 miliardi di dollari per lo sviluppo della banda larga italiana, è lecito per l’opinione pubblica preoccuparsi?

Fonte: Tom’s Hardware

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