“Le rivolte nel mondo arabo hanno riacceso il Movimento Verde”
Anche “l’Iran in futuro si muoverà verso la democrazia, perché questo è ciò che la maggioranza degli iraniani vuole”. A esserne convinta è Roxana Saberi, la giornalista americana con padre iraniano e madre giapponese, che dal gennaio al maggio del 2009 è stata rinchiusa nel carcere di Evin, in Iran, con l’accusa di spionaggio. Le rivolte popolari in Egitto e in Tunisia, che all’inizio di quest’anno hanno portato alla caduta dei regimi di Mubarak e Ben Ali, “hanno ispirato e riacceso il movimento per la democrazia in Iran”, ha detto Saberi in una intervista concessa ieri sera (sabato mattina in Italia) a TMNews, a margine della presentazione del suo libro “Between Two Worlds: My Life and Captivity in Iran”, presso la University of California San Diego. “Molta gente, in Iran, pensa che se hanno potuto farlo lì, anche loro” possono rovesciare il loro regime, e per questo “decine di migliaia di persone sono scese nuovamente in strada a dimostrare questo mese”.
Secondo la 34enne giornalista irano-americana, “ci sono analogie tra quanto è accaduto in questi Paesi arabi e ciò che sta avvenendo in Iran”. Ad esempio, ha detto Saberi, “in Iran gran parte della popolazione è composta da giovani, e molti di essi desiderano un governo più democratico e tollerante, che rispetti i diritti umani; vogliono più lavoro, una situazione economica migliore e più libertà sociali e politiche; vogliono essere liberi dalla paura, ambiscono ad avere un ruolo nella società e a poter decidere sul destino delle loro vite e su quello del loro paese”. Inoltre, ha aggiunto la giornalista, “molti sono coloro che vogliono relazioni migliori con altri paesi stranieri, inclusi gli Stati Uniti, sì, molti iraniani vogliono rapporti migliori con l’America e con gli americani”.
Tuttavia, ha proseguito Saberi, ci sono anche “differenze” non irrilevanti tra i paesi arabi teatro delle rivolte delle ultime settimane e l’Iran. In particolare “qui ci sono i Guardiani della Rivoluzione, la milizia Basij, e forze di sicurezza motivate ideologicamente che reprimono con più violenza le forze di opposizione”. Inoltre il regime di Teheran è condizionato meno dalle pressioni dell’Occidente, “e gli alleati della Repubblica islamica, paesi come la Cina e la Russia, non si preoccupano delle violazioni dei diritti umani compiute dal regime iraniano”.
La giornalista, che nel suo libro racconta la sua terribile esperienza nel carcere di massima sicurezza di Evin, nei pressi di Teheran (l’edizione italiana, intitolata “Prigioniera in Iran”, è pubblicata dalla casa editrice Newton Compton), ripone comunque fiducia nell’opposizione iraniana, il Movimento Verde, che, sebbene sia a suo avviso “un movimento molto variopinto”, al cui interno convivono “diverse opinioni su quello che dovrebbe essere fatto”, è tuttavia composto da “gente che è unita da ciò a cui si oppone, che è lo status quo: il regime al potere che viola i diritti umani con tanta brutalità”. E anche coloro che attualmente sono su posizioni più “moderate”, ha osservato ancora Saberi, che potrebbero accontentarsi anche di riforme all’interno del regime, “potranno diventare alla fine più intransigenti se le loro richieste non saranno ascoltate”.
Fonte: Virgilio Notizie