Intercettazioni, un tema scottante che in questi giorni fa sempre più discutere. Un po’ per gli eventi del Vaticano, in cui il Papa sarebbe stato spiato attraverso microspie ambientali, un po’ per gli screzi tra il ministro della Giustizia Paola Severino e il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Roberto Natale, dopo che la conferenza dei capigruppo della Camera ha deciso di mettere di nuovo in calendario il ddl intercettazioni.
“Il diritto-dovere di cronaca non può essere merce di scambio politico. Il lavoro dei cronisti giudiziari – scrive Natale – dovrebbe dunque essere imbrigliato per ‘compensare’ le nuove norme sulla corruzione mal digerite da una parte della maggioranza. È semplicemente inaccettabile che il diritto dei cittadini a conoscere fatti di rilevanza pubblica debba essere piegato a questi calcoli parlamentari: tanto più in un momento nel quale è fortissima nell’opinione pubblica la richiesta di trasparenza della vita politica e istituzionale, anche in conseguenza degli scandali che continuano ad emergere”.
“Una elementare valutazione di opportunità – conclude Natale – dovrebbe indurre Governo e maggioranza a concentrare la loro azione su provvedimenti di ben altro segno. Insistere su questa strada avrà l’effetto di produrre una nuova mobilitazione anti-bavaglio, nella quale ancora una volta i giornalisti italiani saranno al fianco di tantissimi cittadini”.
E, ancora, fa riflettere la sentenza 21489 dello scorso 4 giugno, con la quale la Suprema Corte di Cassazione ha stabilito che non possono essere sequestrati i siti internet che pubblicano i testi delle intercettazioni già resi noti da quotidiani nazionali, anche se ritenuti lesivi, da parte di un deputato, della propria reputazione. Nella fattispecie si trattava dei testi delle intercettazioni già resi pubblici prima di essere riportate sul quotidiano “Il fatto” e poi, in un secondo momento, divulgate sui siti Dagospia e Adg news.
Un tema molto discusso, quindi, che porterebbe la maggior parte dei cittadini onesti ad affermare il detto secondo il quale “chi non fa nulla, non teme nulla”, mentre, dall’altro lato, diversi sono i paladini della privacy, ai quali si potrebbe tranquillamente rispondere che una volta resi pubblici gli atti del processo, non si capisce perché i cittadini non dovrebbero venire a conoscenza di informazioni che potrebbero, nel futuro, determinare le loro scelte di voto.
Inoltre, è importante non dimenticare come le tanto discusse intercettazioni, che siano esse ambientali o telefoniche, se fatte legalmente, sono di vitale importanza, a volte, per incastrare criminali pericolosissimi. Fa riflettere, a tal proposito, l’uso delle intercettazioni per scovare le attività illecite di gruppi mafiosi o, come si evince dalle notizie delle ultime ore riguardanti l’attentato del 19 maggio alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi, per incastrare criminali (o presunti tali, perché al riguardo si sa ancora poco) che potrebbero ripetere crimini tanto efferati.