«ATTENTI a misurare le parole con Napolitano». E’ la disposizione impartita da Palazzo Chigi. Ecco dunque che gli abituali dichiaratori del Pdl promuovono l’intervista del capo dello Stato: in fin dei conti, spiegano, riconosce che c’è una maggioranza, cancellando scenari alternativi all’attuale governo. Individuano pure un invito ai tre giudici che devono esprimersi sul caso Ruby «a non fare una sentenza politica» e arrivano persino a riconoscere la giustezza della richiesta al premier di farsi processare: «Lo farebbe se potesse presentarsi al tribunale dei ministri».
Ma sotto sotto nessuno nega l’esistenza di divergenze plateali con il premier: quelle che emergono dal nuovo messaggio ai promotori della Libertà, in cui Berlusconi torna ad attaccare i magistrati rilanciando la riforma della giustizia e un giro di vite sulle intercettazioni: «Servono nuove norme per porre fine agli abusi e alle violazioni della privacy» per cui «chi passa il risultato delle intercettazioni alla stampa va in galera e ci resta per molti anni, come accade negli Stati Uniti». Affermazioni che la dicono lunga sull’aria che tira ad Arcore. Il Cavaliere è convinto dell’esistenza di un «complotto perfetto» ai suoi danni, tanto da dire agli avvocati: «Fate quello che vi pare, provate la strada del conflitto di attribuzione o l’improcedibilità, la Consulta non mi darà mai ragione».
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