Sono bastate le immagini di una telecamera nascosta ad incastrare don Alberto Barin, 51 anni, cappellano del carcere di San Vittore, accusato di violenza sessuale continuata e pluriaggravata e concussione ai danni di diversi detenuti. Prestazioni sessuali in cambio di favori: shampoo, spazzolini, sigarette, sapone, assieme alla promessa di una “buona parola” a sostegno della loro scarcerazione. E se questa avveniva, il sacerdote chiedeva agli ex detenuti di passare da casa sua, dietro l’istituto per “ringraziarlo”.
La prima denuncia, da parte di un ragazzo africano, è giunta la scorsa estate, ma a quanto sembra, le violenze si protraevanogià dal 2008. Il giovane ha dichiarato di esser stato molestato dal cappellano. A questa si sono unite nel tempo altre denunce sempre da parte di cittadini extracomunitari di età compresa tra 22 e 28 anni. Se questi si rivelavano “gentili” con lui, Don Alberto gli avrebbe concesso dei favori; chi si rifiutava non riceveva più benefici da parte del prete.
Gli investigatori della squadra mobile, supportati dagli agenti della polizia penitenziaria, a seguito delle denunce, sono riusciti lo scorso giugno, a piazzare delle microcamere per registrazioni ambientali sia nell’ufficio del prete sia a casa sua con le quali sono riusciti a raccogliere le prove necessarie.
Nelle pagine dell’ordinanza di custodia cautelare è racchiuso il racconto delle vittime, tutte in carcere per episodi di micro criminalità come furti o rapine, solo uno, che tra l’altro si è rifiutato di collaborare, è accusato di omicidio. I detenuti si sentivano “costretti” a cedere alle avance del cappellano dal loro “stato di bisogno“. Avevano necessità di ricevere quei piccoli beni o anche pochi soldi per acquistare qualcosa che facilitasse la vita in carcere. Ad influire sulla scelta di assecondare le relazioni sessuali incideva anche l’“interessamento alla loro posizione carceraria”, conveniva tenerselo buono insomma. Per questo si parla anche di abuso di potere. Secondo il gip il prete avrebbe strumentalizzato “la sua posizione, le sue funzioni, i suoi pur limitati poteri e la sua quotidiana vicinanza ai detenuti per soddisfare quasi ossessivamente le sue pulsioni sessuali“.
Tra i detenuti degni delle avance del cappellano è spuntato nei giorni scorsi il nome di Fabrizio Corona che spontaneamente ha dichiarato di aver capito subito che c’era qualcosa che non andava nel prete. In un’intervista ha affermato tra l’altro:“Provò a toccarmi, promettendomi agevolazioni su questo e quell’altro”.
Ciò che resta nel mistero è come nessuno si sia accorto in 17 anni di presenza di Don Barin all’interno del carcere, (è a San Vittore dal 1997) di queste sue “devianze”. Tutti ne parlano come di una persona di massimo rispetto. La Curia, seppur sgomenta in un primo momento, si è affidata al lavoro degli investigatori dichiarandosi disposta a collaborare.
Don Alberto Barin ad oggi si trova nel carcere di Bollate in attesa dell’interrogatorio di garanzia; tutte le vittime sono state trasferite da San Vittore in altri penitenziari. Gli investigatori stanno cercando di capire se altri detenuti possano aver subito simili abusi da parte del cappellano.