C’è voluta una questione di sicurezza nazionale per rivedere all’opera il gigantesco razzo Delta IV della Boeing nella configurazione Heavy. Come nel precedente lancio del novembre scorso, avvenuto però dalla Florida, anche questa volta all’interno dell’ogiva a quasi 70 metri d’altezza è stato posto un satellite spia da quasi 20 tonnellate, destinato a raggiungere l’orbita polare a circa 1000 km d’altezza. Da quando il Titan 4 venne lanciato l’ultima volta 5 anni fa, gli Stati Uniti non avevano più potuto mettere in orbita dei pesi massimi dalla California, una longitudine che permette osservazioni discrete della quasi totalità della superficie terrestre.
La piattaforma SLC-6 di Vandenberg, costruita quasi 30 anni fa per i test dello Shuttle è stata sottoposta a un maquillage da 100milioni di dollari che ha richiesta quasi tre anni di lavoro, indispensabili per poter ospitare il grande razzo costruito nello stabilimento ULA di Decatur in Alabama. Completati nella primavera del 2009 i tre booster e il singolo secondo stadio hanno viaggiato per oltre un mese e 4mila miglia, via Canale di Panama, prima di raggiungere la California nel settembre. Una volta sulla rampa il gigante di 72 metri x 17 di larghezza diventa uno dei pesi massimi del suo genere, una categoria di cui fanno parte l’Abgara e il Proton russo, l’Arane V europeo, il Chang Zheng 5 cinese oltre all’AtlasV e al Falcon 9 in fase di sviluppo.
Il Delta IV nella configurazione più potente è in grado di portare anche 22 tonnellate in orbita LEO (Low Earth Orbit), una fascia compresa tra i 200 e I 2000km d’altezza, e quasi 13 tonnellate nell’orbita GTO (Geostazionaria) a circa 35mila km d’altezza dove la rotazione corrisponde a quella del pianeta e l’oggetto lanciato risulta dunque fisso, ameno in apparenza.
Fonte: Il Sole 24 Ore