Cinque anni alla blogger siriana “spia” degli USA

Cinque anni alla blogger siriana “spia” degli USA

La più giovane «prigioniera di coscienza» al mondo, la blogger Tal al Malluhi, ventenne studentessa siriana, da più di un anno dietro le sbarre di una non meglio precisata prigione siriana con l’accusa di essere una «spia degli Stati Uniti», è stata oggi condannata a cinque anni di reclusione dalla Suprema corte per la sicurezza dello Stato di Damasco, riconosciuta colpevole di «diffusione di informazioni a uno Stato straniero». Rimangono ancora molto oscure le circostanze della detenzione e quelle del processo intentato contro la giovane studentessa liceale di Homs, terza città del Paese a nord della capitale, tanto che la notizia della sua condanna è giunta oggi da Londra, dove ha sede l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, organizzazione umanitaria illegale a Damasco. Nipote di un ex ministro siriano, Malluhi era stata convocata negli uffici di Homs della Sicurezza dello Stato nel dicembre 2009, dopo aver firmato su tre diversi blog alcuni scritti in favore della questione palestinese, del premier turco Tayyip Erdogan, di Hamas, e altri critici dell’ex presidente americano George W. Bush, associato a Hitler. Nel settembre scorso la madre di Tal si era rivolta con una lettera al presidente siriano Bashar al Assad, affermando di aver «bussato invano ad ogni porta» pur di ottenere informazioni sulla sorte della figlia e sui motivi del suo arresto. «Tal è giovane e non capisce nulla di politica», aveva scritto la madre, aggiungendo che la sezione locale della sicurezza dello Stato aveva «promesso che mia figlia sarebbe stata liberata prima dell’inizio del mese di Ramadan… ma Ramadan è quasi terminato».
A render ancora più oscura la vicenda, nell’ottobre scorso il giornale siriano al Watan, «indipendente» ma di fatto vicino al regime, riferiva che la giovane liceale era accusata di spionaggio per conto dell’ambasciata americana in Egitto. Proprio gli Stati Uniti avevano sabato scorso condannato il «processo segreto» di Tal Malluhi, chiedendo a Damasco di liberate la giovane e «tutti gli altri prigionieri di coscienza». A settembre, il suo caso, definito «un mistero» da Amnesty International, aveva mobilitato decine di attivisti che si erano riuniti di fronte l’ambasciata siriana del Cairo per chiedere il rilascio della giovane. Nei giorni scorsi, proprio mentre il regime egiziano di Mubarak vacillava dopo che gli inviti a protestare erano rimbalzati da un social network all’altro su Internet, in Siria alcuni siti e reti di socializzazione virtuale, negli ultimi quattro anni oscurati dalle autorità, sono diventati d’improvviso accessibili da parte di tutti gli utenti del Paese, non più costretti a navigare in forma «clandestina».
Tra questi non figura però Blogspot, piattaforma sulla quale sono ospitati i siti degli scritti della Malluhi, la cui condanna odierna, secondo Reporters Sans Frontiers, si aggiunge a quella inflitta ad almeno altri quattro giovani blogger siriani, finiti in carcere dal 2007.

Fonte: Leggo

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