VITERBO – “Le intercettazioni a carico dei nostri assistiti non potranno essere utilizzate in fase dibattimentale in quanto effettuate in impiani esterni alla Procura”. Questa l’eccezione sollevata dai difensori Massatani e Stellato che assistono B.D. e G.P. i due giovani residenti a Sutri che ad ottobre del 2008 portarono il figlioletto di pochi mesi ridotto in fin di vita in ospedale. Le accuse a loro carico omicidio colposo e detenzione di stupefacenti. Sembra che la morte del piccolo infatti sia avvenuta per l’ingestione accidentale di metadone che uno dei genitori, tossicodipendente, teneva normalmente a casa.
Questa mattina si è discusso del secondo capo d’accusa. Il Pm Stefano D’Arma ha ricostruito la fase di indagini, motivando l’inconsistenza delle richieste della difesa. Le intercettazioni ambientali sarebbero state disposte a seguito dei risultati delle perizie tecniche del tribunale sulle sostanze rinvenute nell’appartamento dei due imputati. Sarebbero stati ritrovati infatti alcuni semi che il perito ha identificato come cannabis. La scoperta della droga avrebbe quindi indotto gli inquirenti a disporre intercettazioni sui telefoni cellulari e sulla vettura della coppia. Non sarebbe emersa poi alcuna intercettazione all’interno dell’appartamento. Secondo il Pm dunque il fatto che queste intercettazioni siano agli atti non cambierebbe nulla rispetto alle accuse degli iputati.
Il giudice Turco si è riservato di decidere sull’ammissibilità della richiesta della difesa. Il processo è stato rinviato al 14 di aprile.
Fonte: New Tuscia