Più che gli hacker fanno paura le chiavette Usb

Più che gli hacker fanno paura le chiavette Usb

Secondo le Pmi intervistate in un’indagine di Norman, il pericolo spesso viene da dentro l’azienda piuttosto che da fuori

Le vere minacce alla sicurezza informatica, quelle che più allarmano le piccole e medie aziende italiane, non vengono dagli hacker. Arrivano invece dalle chiavette Usb, dai notebook e dai dispositivi removibili di uso più comune, all’interno dei quali possono annidarsi e proliferare aggressivi software maligni (malware) o virus.

Come dire che il pericolo viene da dentro l’azienda e dai suoi collaboratori più che dal mondo esterno. A sostenerlo è oltre la metà dei quasi 700 intervistati da eBiz Italia nel quadro di un sondaggio realizzato lo scorso ottobre in collaborazione con Norman, multinazionale norvegese del settore.

Nella scelta un prodotto per la protezione dei pc e delle reti aziendali il 59% degli interpellati giudica fondamentale la presenza di funzionalità di difesa dai malware e dalle altre minacce sempre più frequentemente celate nei device removibili collegati come “ospiti”.

Il dato acquista rilevanza ancor maggiore se si pensa che la scelta di una soluzione firewall a integrazione dei sistemi antivirus di ambito business è considerata determinante dal 67% del campione e che solamente il 37% è preoccupato da eventuali intrusioni da parte di hacker.

Con un 26% di risposte attribuibili a direttori generali o titolari d’impresa – appartenenti soprattutto ai comparti dei servizi (23%), dell’It (22%) e del commercio (14% circa) – e un 14% di interlocutori fra i responsabili delle tecnologie, l’indagine mostra che indipendentemente dalle strategie scelte e delle contromisure adottate, le figure business di casa nostra assegnano un ruolo essenziale alla difesa dei sistemi informatici e delle reti aziendali.

Non a caso, in una scala di giudizio da uno a cinque, il 95% dei partecipanti all’inchiesta ha attribuito alla protezione network delle reti e dei personal computer un voto elevato, sempre compreso tra i quattro e i cinque punti, a testimonianza di quanto sia ormai radicata nell’utenza finale l’attenzione alle proprie dotazioni tecnologiche.

D’altra parte, l’inchiesta di eBiz Italia e Norman ci mette di fronte a realtà produttive o commerciali avanzate per le quali l’hi-tech gioca una ruolo di assoluto primo piano: per il 55% delle società coinvolte, il propagarsi di un virus o un attacco informatico causerebbe danni economici incalcolabili. E per un eclatante 43% un blocco dei pc significherebbe addirittura l’interruzione di qualunque attività lavorativa.

Le imprese italiane, e in modo particolare quelle con massimo di 50 addetti che costituiscono il 67% del campione, vogliono essere sempre connesse e ritengono la velocità operativa un bene prezioso. Ancora in una scala di giudizi da uno a cinque, il punteggio più elevato (4-5) è attribuito al basso impatto sulle risorse di sistema da parte delle soluzioni antivirus; alla chiarezza delle interfacce; ai costi ragionevoli di acquisto e mantenimento; ai servizi di assistenza.

Un adeguato supporto tecnico post vendita è in testa alla lista dei desiderata per il 65% del campione, dato parzialmente confermato da quel 21% che si dice disposto a cambiare l’antivirus già in uso qualora l’assistenza si rivelasse al di sotto delle aspettative.

Una descrizione esaustiva delle caratteristiche dei prodotti prima dell’acquisto è decisiva per il 48% degli interpellati ed è probabilmente anche per questa ragione che solo il 10% sceglie di fare acquisti presso le catene della grande distribuzione.

Di contro, il 66% accorda e sue preferenze ai negozi specializzati; ai fornitori hardware e software abituali, ai consulenti. Oppure, e ancora una volta a dimostrazione della ormai consolidata familiarità con la tecnologia e con il web, si rivolge direttamente al sito del produttore (44%) o ad altre vetrine di e-commerce (17%).

Fonte: Bitmat

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