C’e’ anche un sindaco della Lega Nord di un piccolo Comune della provincia di Bergamo, tra i 104 indagati dell’inchiesta che ha fatto luce su una serie di episodi di violenza commessi da un gruppo di ultras dell’Atalanta tra settembre 2009 e agosto 2010.
FACEVA LA SPIA – Secondo l’accusa, il sindaco leghista, di cui ancora non e’ stata resa nota l’identita’, avrebbe fatto da ‘sentinella’ ai tifosi, avvisandoli per telefono e con un linguaggio in codice, dell’arrivo della polizia durante gli scontri del dopo partita di Atalanta-Inter del 13 dicembre 2009. Per lui, come per l’assessore regionale Daniele Belotti, l’accusa e’ di concorso esterno in associazione per delinquere. Gli inquirenti sono arrivati all’esponente del Carroccio grazie alle intercettazioni telefoniche, utilizzate durante l’inchiesta per determinare le responsabilita’ degli indagati.
MANGANELLI E FUMOGENI – Questa mattina, al termine delle perquisizioni in cui sono stati sequestrati passamontagna, mazze da baseball, cinture bullonate, fumogeni, sfollagente e numerosi altri oggetti, la polizia ha eseguito le tre ordinanze: al capo della curva e’ stato imposto il divieto di dimora a Bergamo e provincia, mentre gli altri due ultras sono stati sottoposti all’obbligo di firma. Trentasette anni, meglio conosciuto come ‘il Bocia’, Galimberti e’ da almeno 15 anni il leader carismatico della tifoseria atalantina, al quale tutti fanno riferimento. Piu’ volte arrestato dalle forze dell’ordine, su di lui pesa un Daspo fino al 2014. Non ci sono indagati, invece, tra i giocatori e i dirigenti dell’Atalanta, che pure sono entrati nell’inchiesta, sempre grazie alle intercettazioni. Si e’ scoperto infatti che almeno quattro calciatori e alcuni alti dirigenti hanno fatto visita agli ultras ai domiciliari, portando magliette in regalo e le scuse per aver perso o pareggiato una partita.
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