Bossi e le cimici: perché non ha denunciato lo spionaggio?

Bossi e le cimici: perché non ha denunciato lo spionaggio?

La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta per capire chi aveva l’interesse a spiare Umberto Bossi e perché il Senatur non ha denunciato il fatto appena venuto a conoscenza. Anche dopo la bonifica sembra che il leader della Lega non si fidasse più di parlare nel suo ufficio.
La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta in seguito alle dichiarazioni rilasciate dal leader della Lega Nord Umberto Bossi, che ha raccontato di aver trovato, un paio di mesi fa, delle “cimini” sia nel suo ufficio presso il Dicastero delle Riforme sia nella sua abitazione romana. Qualcuno, quindi, stava spiando il Senatur e gli inquirenti non solo vogliono capire chi ne aveva l’interesse ma anche perché Bossi non ha denunciato il fatto appena ne sarebbe venuto a conoscenza. Umberto Bossi spiega che a sospettare per prima della presenza di “cimici” fu la sua segretaria Nicoletta, perché “c’era gente che sapeva le sue cose” spiega il leader del Carroccio. “Nel dubbio abbiamo fatto fare una bonifica – spiega – Nel mio ufficio ne hanno trovata una vicino al tavolo nella presa di corrente, un’altra sul frigorifero”. Nella sua abitazione presso Porta Pia, invece, “ne hanno trovate un bel po’ dove ci sono i bocchettoni dell’aria calda” racconta. Il dubbio rimane sul perché Umberto Bossi non abbia denunciato il fatto. “Gli esperti che sono venuti hanno detto che appena tocchi o tiri via una cimice immediatamente chi l’ha messa viene a saperlo, perché sente un certo tipo di suono – spiega il Senatur – Ho temuto che chiunque fosse venuto a fare la bonifica avrebbe potuto metterne delle altre”. “Quindi io al mio Ministero – conclude – ho detto al capo gabinetto: guarda che nel mio ufficio è meglio che non vai a parlare. Pensavo: so che lì ci sono le cimici, è meglio non rischiare altro, vado a parlare altrove”. Queste dichiarazioni sembrano quindi lasciar intendere che anche dopo la bonifica Bossi abbia continuato ad avere il sospetto di essere spiato, e forse anche per questo gli inquirenti vogliono capire perché non ha chiesto un’indagine in merito. La procura, comunque, a breve ascolterà tutte le persone coinvolte in questa storia, compresi gli “uomini” mandati dal ministro Maroni, come da racconto di Bossi. Se tale affermazione sarà confermata, ciò potrebbe significare che almeno il Ministero degli Interni era a conoscenza del fatto che qualcuno stava spiando il leader della Lega Nord.

Fonte: Mainfatti

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