Hacker, Anonymous svela “Un piano contro WikiLeaks”

Hacker, Anonymous svela “Un piano contro WikiLeaks”

Il gruppo di attivisti riesce a entrare nei database di un’azienda di sicurezza che lavora con il governo Usa. Pubblicate 44mila e-mail in cui si ipotizzano azioni per neutralizzare le rivelazioni di Assange con notizie false

Lo stile WikiLeaks ha stabilito un nuovo standard: le guerre contro la segretezza ormai si combattono a colpi di hacker. Ultima a farne le spese è stata un’azienda di consulenza sulla sicurezza informatica che lavora per il governo Usa e che ha visto svelato sul web e sotto gli occhi di tutti il proprio piano per screditare il sito creato da Julian Assange.

Il gruppo di hacker-attivisti Anonymous, alla ribalta anche negli ultimi giorni 1 per gli attacchi ai siti di governo italiano, Camera dei Deputati e Mediaset, ha messo a segno un altro colpo: gli “hacktivisti” si sono introdotti nell’archivio e-mail della compagnia di sicurezza informatica HBGary Federal, hanno sottratto decine di migliaia di messaggi e li hanno pubblicati online.

Ma cos’è HBGary, quali le sue presunte colpe e cosa è contenuto in questi messaggi? Il nuovo fronte si è aperto il 4 febbraio quando Aaron Barr, amministratore delegato dell’azienda, creata per fornire consulenze sulla sicurezza informatica mirate alle necessità del dipartimento della Difesa, all’Fbi, alla Marina e alle altre agenzie del governo Usa, ha dichiarato in un’intervista al Financial Times di essersi infiltrato nel gruppo Anonymous e di aver individuato molti suoi membri. Questa “impresa” sarebbe stata al centro di una conferenza pubblica, poi cancellata.

Vera o falsa che fosse la minaccia, il gruppo si è sentito punto nell’orgoglio
e si è scatenato. Il sito dell’azienda è irraggiungibile da allora, l’account di twitter di Barr è stato rubato e vi sono stati pubblicati dati personali come l’indirizzo e il numero di telefono, ma soprattutto sono state pubblicate su un sito disponibile a tutti decine di migliaia di e-mail interne dell’azienda.

Continua a leggere su Repubblica

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *