Spionaggio industriale in Renault: sono i cinesi?

Spionaggio industriale in Renault: sono i cinesi?

Forse c’è la Cina dietro lo scandalo di furto di segreti industriali Renault venuto a galla questa settimana in Francia. Dopo il licenziamento in tronco da parte della Casa automobilistica transalpina di tre manager di alto livello con l’accusa di diffondere informazioni privilegiate sui progetti per l’auto elettrica (un affare che al momento vale un investimento congiunto con Nissan di 4 miliardi di euro), si sono mossi i servizi segreti francesi che avrebbero individuato dietro il caso di spionaggio industriale un possibile soggetto cinese. Anche se è ancora tutto da verificare, è certo che il colosso automobilistico sporgerà denuncia. Ed anche l’esecutivo francese è subito intervenuto, anche perché lo Stato detiene il 15% di Renault. Secondo il ministro dell’Industria francese, Eric Besson, “l’industria francese si trova di fronte a un rischio globale”. E non ha risparmiato toni allarmanti: “In questo caso, l’espressione ‘guerra economica’, è appropriata. Dovremo tenerne conto in futuro”.

DIPENDENTI SOTTO SHOCK. MANAGER NEL MIRINO
“Sembra di vivere in un incubo”, ha detto a Le Figaro un funzionario della casa automobilistica, i cui 54.000 dipendenti sarebbero sotto shock. Nessuno immaginava che segreti di così alto livello potevano finire sul mercato nero dell’informazione. Almeno fino a questa estate, quando è suonato il primo campanello d’allarme tramite la segnalazione al “comitato di deontologia” del comportamento “eticamente discutibile” di tre manager. E si trattava di tre nomi altisonanti: Michel Balthazard (come ripostato da Le Monde), Bertrand Rochette e Matthieu Tenenbaum. Tutti e tre collaboratori stretto del presidente Carlos Ghosn (senza considerare che proprio Matthieu Tenenbaum è il responsabile del programma dei veicoli elettrici). L’inchiesta interna, avviata questa estate, avrebbe quindi accertato gravi violazioni del codice etico e portato al loro licenziamento. In una nota, il direttore giuridico e deontologico del gruppo, Christian Husson, ha detto: “Hanno agito mettendo a rischio, coscientemente e deliberatamente, le attività dell’impresa”.

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