Mobbing “Lavoravo chiuso nel magazzino, quell’inferno è durato 10 anni”

Mobbing “Lavoravo chiuso nel magazzino, quell’inferno è durato 10 anni”

Si è aperto il processo per mobbing contro i dirigenti della centrale A2A. Al centro della vicenda un decennio di presunti mobbing e maltrattamenti morali ai danni dell’ingegnere, assunto in azienda nel 1981 e pensionato dal 2009.

Cassano d’Adda, 27 ottobre 2010 – Ho vissuto dieci anni d’inferno, ho pagato con la mia salute”. Si è aperto ieri nell’aula della sezione penale del Tribunale di Cassano, davanti al giudice Elena Sechi, il processo per mobbing a carico del direttore del personale e di due direttori di produzione della centrale termoelettrica A2A di Cassano d’Adda. Si è aperto con una lunga audizione da parte del pm Maurizio Ascione proprio dell’ingegnere accusatore, il 64 enne Salvatore Lamagna, chiamato a ripercorrere l’intera vicenda. Prima udienza e primo rinvio al prossimo 30 novembre, quando il professionista, oggi in pensione, sarà sentito dal team di avvocati dei dirigenti imputati (l’ex direttore di centrale Massimo Tiberga, l’attuale direttore Emilio Viganò, il direttore del personale Mauro Broggini), insieme ai molti testi in elenco. Per la sentenza, occorrerà attendere.

Il processo, che molto ha già fatto parlare, approda a Cassano d’Adda per competenza dopo una lunghissima istruttoria e una istanza respinta di prescrizione. Al centro della vicenda un decennio di presunti mobbing e maltrattamenti morali ai danni dell’ingegnere, assunto in azienda nel 1981 e pensionato dal 2009, messo, questa l’accusa, nell’impossibilità di svolgere qualsiasi mansione, estromesso dall’attività aziendale e privato di mezzi fisici e strumenti oltre che dell’ufficio: secondo la denuncia, per anni il professionista sarebbe stato confinato in un locale magazzino, lontano dai colleghi e dalle aree produttive e dirigenziali della centrale. Saranno le fasi successive del processo a portare sul tavolo le diverse e nettamente contrastanti versioni della spinosa vicenda.

Per il momento, la parola è andata solo all’ingegnere, interrogato per quasi due ore. I guai, ha raccontato, sono iniziati nel 1989, dopo una prima causa del professionista all’azienda, per ottenere la qualifica di quadro. Messo a capo di un settore “Studi e sviluppo” con sede a Milano e poi solo alla centrale termoelettrica cassanese, l’uomo denuncia di essere stato “progressivamente privato di qualsiasi possibilità di esercitare l’incarico”. Risale ad anni più recenti il presunto “confino” in un locale magazzino al pianterreno, senza supporti informatici, internet o stampante. “Chiedevo ai miei dirigenti ragione di questo trattamento, non ho mai avuto risposta”. Stando al racconto dell’uomo, il trattamento sarebbe peggiorato nel 2001, “quando mi offrirono, in tre distinte occasioni, offerte di buonuscita milionarie, che ho sempre rifiutato”. Nel luglio 2009 la pensione, e pochi mesi dopo una dissezione dell’aorta “senza dubbio collegata al pesantissimo stress subito: stress da non lavoro”.

La parola passa ora alla controparte. Un’anteprima di quella che saranno le argomentazoni della difesa l’ha data la lettura di una lettera di richiamo all’ingegnere firmata nel 2003 dall’allora direttore di centrale, in cui si fa riferimento alle inadempienze del professionista. In dieci anni, numerose cause intentate a latere, che hanno già fruttato all’ingegnere risarcimenti di non poco conto. Sulla vicenda, l’A2A non è mai intervenuta con note ufficiali.

Fonte: ilgiorno.it

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