La zona grigia tra affari e poltrone dove la politica incontra le cosche

La zona grigia tra affari e poltrone dove la politica incontra le cosche

Un consigliere comunale del Pdl di Desio intercettato mentre chiede favori a un boss
Nelle registrazioni le scuse di un commercialista con cariche in Fiera e Mm ai malavitosi

“Non risulto nemmeno indagato”. Spesso, gli amministratori citati nelle inchieste di ‘ndrangheta si autoassolvono. La discussione si riduce, se va bene, ai fatti di rilevanza penale. Ma c’è, ed emerge netta dalle indagini, una zona grigia – nella quale entrano in contatto clan, faccendieri e amministratori – su cui spesso si sorvola. Che a Desio ci fosse, diciamo così, qualche problema, era noto da un pezzo. Il blitz di luglio porta in carcere Ignazio e Natale Marrone, due cugini del consigliere Pdl Natale. Ma quest’ultimo viene intercettato mentre si rivolge a Candeloro Pio, personaggio di spicco della malavita locale, per “dare una lezione” a Rosario Perri, altro personaggio chiave, per anni capo ufficio tecnico del Comune di Desio, poi assessore della nuova Provincia di Monza.

L’intimidazione non si può fare perché Perri, a dire di Pio, è “appoggiato” da persone di rispetto. Perri, alla fine, si è dimesso. Fatale è risultata per lui un’intercettazione ambientale nella quale spiega di avere un conto cifrato in Svizzera: “Quando ci sarà la sanatoria per far rientrare i soldi dall’estero, li faccio rientrare”. Intorno al Pdl di Desio gravita anche Natale Moscato, nipote del boss Natale Iamonte, e fratello di altri due arrestati, gli imprenditori Nunzio e Saverio. Candeloro avrebbe tentato anche di avvicinare Nicola Mazzacuva, medico e presidente del consiglio comunale: “Ma quando sono le elezioni? Fammi parlare a me, parlo con Mazzacuva”, dice Pio, che più avanti pronuncia un altro nome a metà: “Parlo io con Pon…”.

Molti hanno pensato al consigliere regionale Massimo Ponzoni – indagato per bancarotta e corruzione – la cui figura aleggia costantemente sulle vicende cittadine, e il cui nome ricorre in più passaggi, come quello nel quale si dice che “Ponzoni fa parte del capitale sociale dell’organizzazione”. Di lui parla anche Carlo Chiriaco, il direttore sanitario dell’Asl di Pavia, anche lui arrestato, che lo considera referente di Giancarlo Abelli, uomo di Formigoni molto inserito nella sanità lombarda.

Quanto basterebbe per un terremoto politico. Ma le dimissioni di Ponzoni dall’ufficio di presidenza del consiglio, a settembre, sono state respinte: “Esiste un criterio che si chiama presunzione di innocenza”, ha sancito solenne il capogruppo Pdl Paolo Valentini. Già. Ma c’è mai stata una discussione pubblica, un tentativo di spiegare i fatti citati negli atti d’indagine? No. Mai un vero chiarimento politico da parte di Abelli, nel frattempo passato dal consiglio regionale alla Camera dei deputati. L’unico che ha sentito il dovere di entrare nel merito dei fatti, con una lettera dettagliata indirizzata ai suoi colleghi, è stato il leghista Angelo Ciocca, immortalato con il boss Pino Neri. Per il resto, indignate levate di scudi e denunce di “fabbriche del fango”.

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