Immunità, Pecoraro Scanio e Lunardi salvati dalla casta

Immunità, Pecoraro Scanio e Lunardi salvati dalla casta

Accusati di aver commesso reati nell’esercizio delle proprie funzioni, non rinunciano alle proprie prerogative di ex ministri

Non solo Berlusconi. Sono molti i politici ad odiare le intercettazioni e a nascondersi dietro l’immunità parlamentare. Non conta la bandiera. A destra come a sinistra la casta cerca di difendere se stessa. Così, la Camera ha deciso: no all’autorizzazione a procedere nei confronti di due ex ministri come Pietro Lunardi e Alfonso Pecoraro Scanio, e nei confronti di Vittorio Sgarbi.

Il caso più emblematico è quello di Lunardi. L’ex ministro avrebbe comprato un immobile di Propaganda Fide per 3 milioni di euro, un valore decisamente inferiore a quello di mercato, stimato intorno agli 8 milioni. Con la mediazione di Angelo Balducci, dopo l’acquisto “agevolato”, il ministro avrebbe fatto ottenere a Propaganda Fide un finanziamento di 2,5 milioni di euro per realizzare un museo nella sede della ‘Congregatio pro gentium evangelizatione’ in piazza di Spagna a Roma. Nell’inchiesta sono implicati anche l’imprenditore Diego Anemone e l’architetto Angelo Zampolini.

La Camera ha deliberato la restituzione degli atti al collegio per i reati ministeriali “in ordine alla domanda di autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti di Lunardi nella sua qualità di ministro delle Infrastrutture e trasporti pro-tempore”, secondo quanto richiesto dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere. Per il rinvio hanno votato a favore 292 deputati, 254 i no e due astenuti.

Diverso il caso Pecoraro Scanio. La Camera ha negato l’uso delle intercettazioni che riguardano l’ex presidente dei Verdi, accusato di corruzione a Potenza e sotto inchiesta per lo stesso reato al tribunale dei ministri. Si legge nella richiesta di autorizzazione inviata al Parlamento: “Dalle telefonate fra Mattia Fella e Alfonso Pecoraro Scanio si evince chiaramente che il primo ha sostenuto le spese per vari soggiorni turistici e spostamenti del ministro, occupandosi nei minimi dettagli dei viaggi, dalla scelta delle stanze d’albergo al soggiorno dei collaboratori. Dalle telefonate risulta che il ministro ha sempre manifestato disponibilità ad esaudire le richieste del Fella”. Ma questo non basta. “Le intercettazioni sono sempre uno strumento investigativo molto invasivo nell’utilizzo del quale è alto il rischio dell’interferenza con il libero mandato parlamentare”, spiega Giuseppe Consolo di Futuro e Libertà. Così la Camera ha negato l’autorizzazione. A difendere Pecoraro il Pdl e i Radicali (134 no). Hanno, invece, votato a favore dell’uso delle intecettazioni Pd e Idv (185). Lega, Fli e Udc si sono invece astenuti (114). E pensare che il 3 aprile 2008, di fronte a una decina di giornalisti Pecoraro aveva annunciato di voler rinunciare all’immunità parlamentare. “Non voglio ombre”, disse.

Per Sgarbi si tratta di una questione di “insindacabilità”. L’aula lo ha tutelato di fronte al conflitto di attribuzione tra poteri sollevato dalla Cassazione per affermazioni fatte in tv quando era deputato. Hanno votato contro Pd e Idv. Udc e Fli si sono astenuti e, mentre, Lega e Pdl hanno fatto blocco votando a favore. “Il garantismo non ha colore”. Dicono.

Fonte: Diritto di Critica

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