Il caso Wikileaks rischia di scatenare una rivolta informatica

Il caso Wikileaks rischia di scatenare una rivolta informatica

Ho saputo stanotte che il sito dell’Interpol è stato bucato dagli hacker. Ho gli screenshot della home page bucata, che non pubblico qui ora perchè non è questo il punto. Ma la mia fonte è bene informata: mi ha spiegato che “la vulnerabilita’ e’ un XSS (Cross Site Scripting, errore molto banale da parte di Interpol…) sommato al reverse engineering dell’algoritmo che gestisce l’aggancio a fotografie dall’esterno”. Un linguaggio tecnico complicato per i non addetti ai lavori, ma è chiara una cosa: persino l’Interpol – che sicuramente custodisce nelle sue banche dati informazioni top secret – non è capace di garantirsi un sito a prova di hacker.

Questo rende bene l’idea di quanto siano esposti i segreti nell’era digitale, di quanto sia difficile tenerli tali. E stiamo scoprendo che il pubblico può usare Internet e trasformare la Rete in uno strumento potente per ribellarsi ai propri governi, che sono in balìa dei sistemi informatici per tutta la loro rete di informazioni, più o meno sensibili. L’unica è che chi detiene il potere mantenga una posizione equilibrata e democratica, senza violare diritti fondamentali come la libertà di espressione. “Western Democracies must live with leaks” (le demcrazie occidentali devono saper convivere con le fughe di notizie) scriveva l’altro ieri il Guardian. Ordinare l’abbattimento di Wikileaks e ancora peggio del suo fondatore non è un atteggiamento democratico e men che meno equilibrato. Ovvio che, nell’era di Internet, questo non venga accettato e il popolo della Rete si inalberi.

Gli hacker sono per lo più normali cittadini esperti informatici con un’etica ben dichiarata: si battono per cause come quella di Wikileaks (e se qualcuno non conoscesse la causa di Wikileaks, consiglio la lettura della sua sezione ” About”, riportata anche nei vari siti mirror). Ma possono rapidamente passare dalla parte del torto e tra di loro molti diventare “cattivi”, se si instaura un clima di guerriglia informatica.

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