HarassMap, per le donne egiziane un’arma in più contro le molestie

HarassMap, per le donne egiziane un’arma in più contro le molestie

Il problema delle molestie sessuali alle donne in Egitto, è piuttosto controverso. Benché il governo tenda a minimizzare e a dare la colpa della crescente sensazione di insicurezza ai media e inviti le signore a “coprirsi meglio”, ci sono parecchi segnali che indicano come la situazione sia assai più preoccupante di quello che raccontano i canali ufficiali.

Secondo uno studio del 2008 dell’Egyptian Center for Women Rights, l’83 % delle egiziane e il 98 % delle turiste straniere è stata infastidita in qualche modo; la metà di esse lo è stata quasi quotidianamente e l’abbigliamento ha influito poco o nulla: il 72 % delle vittime indossava il velo.

Il tipo di molestie varia: si va dai commenti verbali, allo stalking, dagli atti di esibizionismo alle persecuzioni telefoniche. La cosa è talmente frequente e tollerata che non desta neanche più di tanto scandalo: solo lo 0,1 % dei presenti ha cercato di intervenire per aiutarle, quasi due su tre hanno fatto finta che non stesse accadendo nulla. E solo il 2,4 per cento delle vittime ha il coraggio di rivolgersi alla polizia.

Che si sia ormai raggiunto il livello di guardia, lo pensano anche gli ideatori di HarassMap, un sito si propone di utilizzare le nuove tecnologie per rompere il muro dell’indifferenza e richiamare l’attenzione sul problema. Grazie a una piattaforma basata sul programma open-source Ushahidi (lo stesso che viene utilizzato per coordinare la gestione dei soccorsi nei casi di catastrofi naturali e altre emergenze), le segnalazioni di molestie inviate via Sms o via Twitter vengono pubblicate sul sito, con data, luogo e descrizione di quanto accaduto.

I messaggi vengono quindi suddivisi in categorie e, ove possibile, verificati dallo staff. L’obiettivo non è solo quello di sensibilizzare la popolazione, ma anche di far prendere coscienza alle vittime di non essere sole, e col tempo, di tracciare una mappa dei “punti caldi” al Cairo e in altre città. Considerando che in Egitto ci sono 55 milioni di telefonini e la percentuale di donne che ne possiede uno varia, secondo le ricerche, fra un terzo e la metà del totale, ciò vuol dire che ci sono da 16 a 27 milioni di potenziali segnalatrici che potrebbero collaborare al progetto.

Malgrado alla base del progetto ci siano imperativi e finalità di tipo etico, HarassMap non è un’iniziativa del tutto no-profit: il modello di business si basa in parte sulle donazioni degli sponsor e in parte sui profitti che potrebbero essere generati tramite l’invio di Sms alla piattaforma: gli organizzatori hanno calcolati che se ciascuna delle potenziali vittime inviasse almeno una segnalazione, gli introiti annuali si aggirerebbero fra i 500.000 e gli 850.000 euro.

Fonte: La Stampa

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