Gli Usa chiedono 1 milione di dollari per l’ampliamento dell’ambasciata cinese

Gli Usa chiedono 1 milione di dollari per l’ampliamento dell’ambasciata cinese

America e Cina, due giganti politici, militari e demografici si fanno i dispetti come i bambini. Pechino presenta a Obama il conto per l’ampliamento dell’ambasciata stelle e strisce e Washington replica chiedendo la stessa identica cifra per gli stessi lavori fatti dagli asiatici. Al neo ambasciatore Usa, Gary Locke, appena nominato dal presidente Barak Obama, il compito di spiegare la decisone al governo cinese.
La vicenda che ha poco di «diplomatico» è diventata in queste ore di dominio pubblico perché il dipartimento di Stato Usa ha presentato alla Cina un conto da un milione di dollari. Motivo: aver aiutato Pechino a ottenere l’autorizzazione per rinnovare l’ambasciata a Washington. Funzionari del dipartimento fanno sapere che il conto è stato presentato dopo che la Cina per prima ha inaspettatamente fatto pagare all’ambasciata americana a Pechino la stessa somma per i permessi necessari per allargare la sede. Una mega ristrutturazione da quasi mezzo miliardo di dollari. Queste tariffe, spiegano i funzionari, di solito non vengono applicate per cortesia, ma il protocollo richiede in questi casi la reciprocità.
L’ambasciata americana a Pechino, un complesso monumentale da 46mila metri quadrati costato 434 milioni di dollari, era stata inaugurata l’8 agosto dal presidente George Bush. Appena dieci giorno dopo il taglio del nastro della sede diplomatica cinese a Washington. Per realizzarla furono necessari 15 anni di trattative e quattro anni mezzo di lavori. L’ambasciata, protetta da un muro di cinta che la rende invisibile all’esterno, è costituita da cinque edifici, quattro dei quali realizzati da tecnici e operai cinesi con materie prime locali. Il quinto, destinato agli uffici più «sensibili», è stato costruito con materiali e manodopera statunitense: un accorgimento adottato per impedire ai cinesi di infilarvi cimici e microspie. Neppure una novità. Nell’87 Ronald Reagan si accorse che l’ambasciata americana a Mosca, appena ultimata da maestranze sovietiche, si era rivelata piena di microfoni e dovette ordinarne la demolizione.
Il compito di appianare le incomprensioni tra i due governo spetterà ora a Gary Faye Locke, 61 anni, americano di discendenza cinese. Il padre James era nativo degli Stati Uniti mentre la madre Julie era originaria di Hong Kong. Una carriere politica sempre in ascesa, iniziata nel 1983 quando venne eletto deputato nel distretto di Seattle, sua città natale. Nel 1997 diventò Governatore dello stato di Washington e il 25 febbraio 2009 venne nominato Segretario al Commercio da Obama. Il presidente Usa il 9 marzo lo ha infine spedito a Pechino, alla guida della prestigiosa sede diplomatica, al posto di Jon Huntsman Jr.

Fonte: Il Giornale

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