Erika, 10 anni dopo: il padre che perdona e la “vergogna” di Novi

Erika, 10 anni dopo: il padre che perdona e la “vergogna” di Novi

Arrivi a Novi dieci anni dopo quel febbraio 2001 della mattanza di Erika e Omar a cercare di pesare quella tragedia terribile, “uno dei fatti più gravi nella storia criminale italiana” come hanno scritto gli esperti. Arrivi in un febbraio di pioggia e di erba sporca, con la villetta dove si consumò la tragedia di Erika De Nardo 17 anni, del suo fidanzatino Omar, 16 anni che scolora nella bruma grigia, sul bordo tra la città di Novi, trentamila abitanti tra Liguria e Piemonte e la sua campagna piatta e ondulata di capannoni e vigne, colline coltivate e grandi fabbriche come l’Ilva del patron Emilio Riva e la Novi-Elah -Dufour del cavaliere di cioccolato, il potente Flavio Repetto, la Campari, la Pernigotti e sopratutto l’Outlet di Serravalle il “non luogo” record, che richiama 3 milioni di utenti-consumatori all’anno, il boom italiano che neppure la crisi frena in un delirio di saldi, di saldi di saldi, con i russi e i giapponesi che si fanno portare qua da ogni parte del Nord Italia per spendere, comprare, andarsene via carichi di sacchetti firmati, anzi strafirmati in un’orgia di made in Italy.

Che c’entra Erika, la bella e maledetta Erika, che uccise la madre Susy di 45 anni con novantasette coltellate, la crocifisse e poi si accanì sul fratellino che invano aveva cercato di avvelenare e poi di soffocare, e avrebbe fatto lo stesso se ci fosse riuscita con il padre il serissimo ingegner Francesco De Nardo, dirigente alla Pernigotti, religioso praticante, padre premuroso, sopratutto padre che ha perdonato e che non ha mai parlato di quel 21 febbraio 2001, ore 20 e trenta di sera, quando aprì la porta di casa e vide l’Inferno dei suoi cari straziati? Mai una parola, una frase, un’occhiata che dicesse di quel dramma profondo.

C’entra Erika, perchè dieci anni dopo quella macchia, quella tragedia che segnò non solo la famiglia, la casa, questo angolo tranquillo di Nord Ovest serio e produttivo, ombelico di una sicurezza sociale galleggiante tra lo sviluppo postindustriale, grande possibilità infrastrutturali, centro gravitazionale di una coscienza civile a prova di fiammate padane, restano ancora appiccicate a Novi, Novi Ligure, provincia di Alessandria, il paese di Fausto Coppi e poi solo di Erika e forse ora un po’ di quell’Outlet della Glen MacGregor, multinazionale scozzese, il più grande d’Europa, una piovra che, però, porta il nome di Serravalle.

Continua a leggere su Blitz Quotidiano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *